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3° seminario condotto da CHIBA sensei - 11 e 12 giugno 2011
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3° seminario condotto da CHIBA sensei - 11 e 12 giugno 2011
Si è svolto a Roma sabato 13 e domenica 14 il terzo seminario italiano del maestro Chiba Masashi.
Anche se solo per la giornata di sabato questa volta ho avuto il piacere di partecipare all'evento e vedere così dal vivo uno dei miti viventi del kendo.
Sabato è stata una giornata abbastanza calda (ma poteva essere peggio) e tuttavia ci siamo allenati intensamente per circa 8 ore, con una soste di 15 min ogni due ore circa. L'eccellente traduzione dell'impagabile Dado ci ha aiutato a comprendere nel dettaglio le indicazioni del Maestro.
Fin da subito il sensei ha posto ben in chiaro che essendo là per insegnare, invitava chiunque avesse un dubbio a esplicitarlo, senza remore. In effetti poi si è prodigato in spiegazioni (talora su interessantissimi dettagli che non avevo mai visto approfondire a nessun altro hachidan), anche se alle domande più ovvie dei principianti la risposta più frequente è stata "allenati di più". L'allenarsi di più per ottenere risultati è stato un tema ricorrente nella giornata, affrontato anche ricorrendo ad aneddoti del suo lungo percorso sulla via della spada. In particolar modo ha accennato al fatto che, diversamente da altre discipline, nel kendo è impossibile arrivare a buoni livelli solo perchè naturalmente dotati. Il kendo secondo il sensei, è fatto di piccoli miglioramenti giornalieri, da ottenere con fatica e costanza (da cui l'importanza di allenarsi comunque, anche doloranti) la cui somma consente di salire sopra la media. Da giovane ricordava che passava buona parte del suo tempo libero a fare suburi su un pezzetto di bambu appeso ad un'albero fuori casa. In seguito al keishichio sarebbe stato normale fare 4000 suburi e mezzora di kirikaeshi. Ed ecco quindi il segreto per diventare un campione, "allenati 5 volte di più dei tuoi avversari".
Il venerdì a cena ci ha parlato anche della sua motivazione ad andare avanti. Infatti i primi tempi nella polizia furono difficili, a suo dire l'allenamento era talmente duro che spesso a sera gli veniva da piangere. Il suo sensei, avendo saputo che al liceo aveva fatto jodan, lo invitava a praticarlo con i suoi nuovi compagni, questi per "forgiarlo" lo colpivano con uno tsuki volontariamente fuori dal bogu non appena iniziava un colpo katate (specialmente sotto l'ascella). Allora il sensei pensava a coloro che gli avevano permesso di lasciare il piccolo paese dove era nato, i genitori, gli amici di scuola che venivano a fare il tifo per lui durante le gare ed il suo maestro del liceo, e trovava nei loro sacrifici la forza per andare avanti (in seguito imparò a "spezzare" lo tsuki avversario tagliandone il centro con la mano sinistra, ed i colpi fuori bogu non furono più, come ben sappiamo, un problema). Detto questo ha estratto dalla giacca una piccola agenda nella quale ci ha mostrato le foto di suo padre, del suo maestro del liceo e di quello della polizia, dicendo "le porto sempre con me accanto al cuore" creando un momeno commovente.
Una persona veramente umana quindi, disponibile molto al di là di quanto la sua posizione farebbe supporre.
Tecnicamente lo stage è stato estremamente istruttivo, ed il sensei è partito dal suo modo di vedere le basi.
Per prima cosa ha introdotto il modo di impugnare lo shinai, appoggiando la base dello stesso nell’avvallamento della mano sotto alla muscolatura del pollice e disponendo il resto dell’impugnatura in diagonale verso la base dell’indice. A questo punto ha chiuso le dita sullo shinai posto in questo modo, il mignolo e l’anulare risultano così ben attorno alla sezione dell’arma, l’anulare ed il medio lo sono meno per consentire l’impugnatura diagonale.
Secondo Chiba il moto dell'arma nasce nella mano sinistra, per questo l’impugnatura della sx è più “decisa” rispetto alla destra, nella sinistra il medio un poco stringe, nella dx è scarico.
Il sensei ha poi preso in esame il kamae introducendo il “kamae naturale”. Si parte unendo i piedi tallone contro tallone e pollice contro pollice. Da questa posizione si fa naturalmente un passo avanti, e scopriamo che il corpo ruoterà spontaneamente leggermente in senso antiorario. Il braccio sx si dispone quindi con il gomito appoggiato al do, il gomito (leggermente piegato anche lui) è disposto in modo che il polso non sia piegato in modo innaturale.
Il kensen dello shinai punta alla gola dell’avversario, la mano dx si adatta a questa posizione, anche qua il sensei ha espressamente indicato il fatto che il polso non è piegato, ma che si dispone come naturale proseguimento dell'avambraccio. A questo punto le mani sono disposte in modo che il pollice della mano sx risulta davanti all’ombelico mentre la fine della tsuka è leggermente a sx dello stesso.
Quindi il sensei ha provveduto a spiegare come effettuare un taglio. La prima cosa su cui ha puntato l’attenzione è il fatto che la spada taglia tanto di più quanto la parte terminale della lama è veloce. Il caricamento è centrale, al movimento di men grande partecipano bene sia le spalle che i gomiti. Nel movimento discendente inizialmente le spalle e i gomiti partecipano, ma nel finale sono perfettamente scariche, infatti il tenouchi è dato dal movimento che il maestro chiama "snap dei polsi". La mano destra non spinge e non si contrae sull’urto, bensì rimane in presa ma morbida. L’effetto della destra è più quello di limitare l’escursione dello shinai, se si contrae la forza che arriva dal corpo si ferma li (all'impugnatura) e non arriva alla punta. La sinistra invece esercita una spinta, ma comunque non grande. L’idea deve essere quella di tagliare fino al mento, in questo caso se lo shinai trova il men colpisce e rimbalza di una lunghezza più o meno uguale a quella tra la sommità del men ed il collo. Quando si fa suburi “a vuoto” l’idea deve essere uguale, la punta non si ferma sul men ma “rimbalza”. Il rimbalzo non è dovuto ad una contrazione ma al movimento di ritorno dei polsi. A questo riguardo il sensei ha fatto notare che alcuni di noi durante il taglio ruotano la mano destra verso l’interno. Secondo Chiba questo è sbagliato, la mano destra resta nella posizione di kamae durante il taglio. Il kamae naturale aiuta l’azione di men grazie alla leggera rotazione del corpo.
I colpi portati con lo “snap” sono molto potenti ma non consumano molta energia, sono "sciolti", il sensei dice che solo così si possono fare 4000 suburi come faceva lui in gioventù (impiegandoci circa due ore), tirando con le spalle superare i 500 è quasi impossibile.
L’unico modo per imparare a colpire con lo snap è esercitarsi, si deve fare un’adeguata quantità di suburi, una volta acquisita una certa confidenza è possibile ridurre il movimento trasformandolo in un men piccolo (il men piccolo mostrato da Chiba arrivava comunque all'ombellico dell'aite).
Secondo il Maestro, senza una sufficiente padronanza dello snap/tenouchi, gli oji waza non vengono.
Tra le altre cose il sensei ha fatto notare come il kendo favorisca i rapporti umani. Da soli è difficile allenarsi più di ora mentre in due e più è possibile fare un allenamento di molte ore come quello che stavamo facendo. Ancora una volta è importante capire che per crescere abbiamo bisogno degli altri, e credo proprio che sia un gran bell'insegnamento.
Agli esercizi è seguito mawarigeiko e poi gigeiko, che ho avuto la fortuna di poter fare anche con il sensei.
Una giornata veramente bella, un grande insegnante dotato di grande umanità, alla prossima sensei, non vedo l'ora di rivederla nel 2012.
Anche se solo per la giornata di sabato questa volta ho avuto il piacere di partecipare all'evento e vedere così dal vivo uno dei miti viventi del kendo.
Sabato è stata una giornata abbastanza calda (ma poteva essere peggio) e tuttavia ci siamo allenati intensamente per circa 8 ore, con una soste di 15 min ogni due ore circa. L'eccellente traduzione dell'impagabile Dado ci ha aiutato a comprendere nel dettaglio le indicazioni del Maestro.
Fin da subito il sensei ha posto ben in chiaro che essendo là per insegnare, invitava chiunque avesse un dubbio a esplicitarlo, senza remore. In effetti poi si è prodigato in spiegazioni (talora su interessantissimi dettagli che non avevo mai visto approfondire a nessun altro hachidan), anche se alle domande più ovvie dei principianti la risposta più frequente è stata "allenati di più". L'allenarsi di più per ottenere risultati è stato un tema ricorrente nella giornata, affrontato anche ricorrendo ad aneddoti del suo lungo percorso sulla via della spada. In particolar modo ha accennato al fatto che, diversamente da altre discipline, nel kendo è impossibile arrivare a buoni livelli solo perchè naturalmente dotati. Il kendo secondo il sensei, è fatto di piccoli miglioramenti giornalieri, da ottenere con fatica e costanza (da cui l'importanza di allenarsi comunque, anche doloranti) la cui somma consente di salire sopra la media. Da giovane ricordava che passava buona parte del suo tempo libero a fare suburi su un pezzetto di bambu appeso ad un'albero fuori casa. In seguito al keishichio sarebbe stato normale fare 4000 suburi e mezzora di kirikaeshi. Ed ecco quindi il segreto per diventare un campione, "allenati 5 volte di più dei tuoi avversari".
Il venerdì a cena ci ha parlato anche della sua motivazione ad andare avanti. Infatti i primi tempi nella polizia furono difficili, a suo dire l'allenamento era talmente duro che spesso a sera gli veniva da piangere. Il suo sensei, avendo saputo che al liceo aveva fatto jodan, lo invitava a praticarlo con i suoi nuovi compagni, questi per "forgiarlo" lo colpivano con uno tsuki volontariamente fuori dal bogu non appena iniziava un colpo katate (specialmente sotto l'ascella). Allora il sensei pensava a coloro che gli avevano permesso di lasciare il piccolo paese dove era nato, i genitori, gli amici di scuola che venivano a fare il tifo per lui durante le gare ed il suo maestro del liceo, e trovava nei loro sacrifici la forza per andare avanti (in seguito imparò a "spezzare" lo tsuki avversario tagliandone il centro con la mano sinistra, ed i colpi fuori bogu non furono più, come ben sappiamo, un problema). Detto questo ha estratto dalla giacca una piccola agenda nella quale ci ha mostrato le foto di suo padre, del suo maestro del liceo e di quello della polizia, dicendo "le porto sempre con me accanto al cuore" creando un momeno commovente.
Una persona veramente umana quindi, disponibile molto al di là di quanto la sua posizione farebbe supporre.
Tecnicamente lo stage è stato estremamente istruttivo, ed il sensei è partito dal suo modo di vedere le basi.
Per prima cosa ha introdotto il modo di impugnare lo shinai, appoggiando la base dello stesso nell’avvallamento della mano sotto alla muscolatura del pollice e disponendo il resto dell’impugnatura in diagonale verso la base dell’indice. A questo punto ha chiuso le dita sullo shinai posto in questo modo, il mignolo e l’anulare risultano così ben attorno alla sezione dell’arma, l’anulare ed il medio lo sono meno per consentire l’impugnatura diagonale.
Secondo Chiba il moto dell'arma nasce nella mano sinistra, per questo l’impugnatura della sx è più “decisa” rispetto alla destra, nella sinistra il medio un poco stringe, nella dx è scarico.
Il sensei ha poi preso in esame il kamae introducendo il “kamae naturale”. Si parte unendo i piedi tallone contro tallone e pollice contro pollice. Da questa posizione si fa naturalmente un passo avanti, e scopriamo che il corpo ruoterà spontaneamente leggermente in senso antiorario. Il braccio sx si dispone quindi con il gomito appoggiato al do, il gomito (leggermente piegato anche lui) è disposto in modo che il polso non sia piegato in modo innaturale.
Il kensen dello shinai punta alla gola dell’avversario, la mano dx si adatta a questa posizione, anche qua il sensei ha espressamente indicato il fatto che il polso non è piegato, ma che si dispone come naturale proseguimento dell'avambraccio. A questo punto le mani sono disposte in modo che il pollice della mano sx risulta davanti all’ombelico mentre la fine della tsuka è leggermente a sx dello stesso.
Quindi il sensei ha provveduto a spiegare come effettuare un taglio. La prima cosa su cui ha puntato l’attenzione è il fatto che la spada taglia tanto di più quanto la parte terminale della lama è veloce. Il caricamento è centrale, al movimento di men grande partecipano bene sia le spalle che i gomiti. Nel movimento discendente inizialmente le spalle e i gomiti partecipano, ma nel finale sono perfettamente scariche, infatti il tenouchi è dato dal movimento che il maestro chiama "snap dei polsi". La mano destra non spinge e non si contrae sull’urto, bensì rimane in presa ma morbida. L’effetto della destra è più quello di limitare l’escursione dello shinai, se si contrae la forza che arriva dal corpo si ferma li (all'impugnatura) e non arriva alla punta. La sinistra invece esercita una spinta, ma comunque non grande. L’idea deve essere quella di tagliare fino al mento, in questo caso se lo shinai trova il men colpisce e rimbalza di una lunghezza più o meno uguale a quella tra la sommità del men ed il collo. Quando si fa suburi “a vuoto” l’idea deve essere uguale, la punta non si ferma sul men ma “rimbalza”. Il rimbalzo non è dovuto ad una contrazione ma al movimento di ritorno dei polsi. A questo riguardo il sensei ha fatto notare che alcuni di noi durante il taglio ruotano la mano destra verso l’interno. Secondo Chiba questo è sbagliato, la mano destra resta nella posizione di kamae durante il taglio. Il kamae naturale aiuta l’azione di men grazie alla leggera rotazione del corpo.
I colpi portati con lo “snap” sono molto potenti ma non consumano molta energia, sono "sciolti", il sensei dice che solo così si possono fare 4000 suburi come faceva lui in gioventù (impiegandoci circa due ore), tirando con le spalle superare i 500 è quasi impossibile.
L’unico modo per imparare a colpire con lo snap è esercitarsi, si deve fare un’adeguata quantità di suburi, una volta acquisita una certa confidenza è possibile ridurre il movimento trasformandolo in un men piccolo (il men piccolo mostrato da Chiba arrivava comunque all'ombellico dell'aite).
Secondo il Maestro, senza una sufficiente padronanza dello snap/tenouchi, gli oji waza non vengono.
Tra le altre cose il sensei ha fatto notare come il kendo favorisca i rapporti umani. Da soli è difficile allenarsi più di ora mentre in due e più è possibile fare un allenamento di molte ore come quello che stavamo facendo. Ancora una volta è importante capire che per crescere abbiamo bisogno degli altri, e credo proprio che sia un gran bell'insegnamento.
Agli esercizi è seguito mawarigeiko e poi gigeiko, che ho avuto la fortuna di poter fare anche con il sensei.
Una giornata veramente bella, un grande insegnante dotato di grande umanità, alla prossima sensei, non vedo l'ora di rivederla nel 2012.
Raffaele- Moderatore
- Numero di messaggi : 797
Data d'iscrizione : 02.04.09
Località : Livorno
Re: 3° seminario condotto da CHIBA sensei - 11 e 12 giugno 2011
Bel report, me l'ero perso!
Cosa s'intende per
Cosa s'intende per
(il men piccolo mostrato da Chiba arrivava comunque all'ombellico dell'aite).
Re: 3° seminario condotto da CHIBA sensei - 11 e 12 giugno 2011
E' l'escursione che la punta dello shinai, nelle mani del maestro, riesce a fare su un men piccolo utilizzando solo lo snap dei polsi, dalla sommità della testa all'ombelico. Visto fare da lui dava proprio l'idea di un taglio. Il maestro ha anche specificato che su men ci si deve fermare al mento, ma che volendo fare un taglio più profondo con lo snap si può comunque fare proprio come lui ci ha mostrato arrivando all'ombelico.
Raffaele- Moderatore
- Numero di messaggi : 797
Data d'iscrizione : 02.04.09
Località : Livorno
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