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Tattiche nel Kendo per 1° e 2° Dan
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Tattiche nel Kendo per 1° e 2° Dan
Pubblico questo post come elaborazione riassuntiva del documento “Tactics in kendo” di Sotaro Honda sensei, allenatore della nazionale inglese. Il documento originale lo potete trovare presso:
http://www.kendo.org.uk/pmwiki.php/Main/ArchiveArticles
La maggior parte dei maestri quando parlerete di tattiche nel kendo storcerà la bocca. Questo perché il concetto di tattica è associato all’idea sportiva di vincere tramite metodi non ortodossi. Se pensiamo ad uno shiai, possiamo portare come esempi negativi di tattica comportamenti come colpire di sorpresa, evitare lo scontro quando si è in vantaggio di un ippon, assumere una postura scorretta per schivare o portare un colpo. Questi atteggiamenti, pensati per vincere ad ogni costo, sono in effetti contrari all’essenza stessa del kendo e non vanno incoraggiati.
Le tattiche di cui parla Honda sensei non sono queste, non comprendono trucchi o inganni.
Cosa si intende per tattica? Per tattica possiamo considerare “reagire in modo predeterminato ad una certa evenienza”. Nel kendo tradizionale l’apprendimento di una tattica, ossia di quando dove e come applicare una tecnica, è lasciato all’apprendimento dei singoli, che lo ottengono tramite dure ore di pratica di waza-geiko e di Ji-geiko. Giunto ad alti livelli, un kendoka avrà interiorizzato centinaia (migliaia?) di questi modelli, giungendo all’applicazione inconscia degli stessi, cioè al Mushin. Tuttavia per arrivare a questo risultato, dovremo obbligatoriamente passare per stadi intermedi, e a ciascuno di questi stadi ci verrà richiesto di mostrare determinate qualità, per sviluppare le quali utilizzare tattiche ad hoc potrà tornarci utile. Le tattiche di cui parla Honda sensei non sono quindi mirate all’ottenimento della vittoria in shiai (anche se la facilitano) ma bensi alla definizione e al raggiungimento di un obiettivo intermedio, nel pieno rispetto di un kendo “corretto”.
Quando iniziamo a pensare ai Waza come tattiche e quindi a quando, come e dove poterle utilizzare, Ji-geiko o Shiai, automaticamente cominciamo anche a ragionare su quali Waza necessiterò di apprendere e a quali al momento sarò in grado di eseguire e quali no. Secondariamente ragionerò sui movimenti di base degli stessi, sulla adeguatezza del mio fisico ad eseguirli, sull’iterazione con il mio compagno e a come rimediare ad eventuali pecche. Tutto questo porterà a focalizzare il mio kendo sul prossimo gradino, evitando di farmi disperdere troppo tempo ed energie su cose che al momento non sarò in grado di comprendere.
A questo livello è dato per scontato che i praticanti siano in grado di eseguire colpi netti e precisi utilizzando sia piccoli e veloci movimenti delle mani e del corpo, sia tramite una potente esecuzione di fumikiri (spinta) e fumikomi. Per questi kenshi Honda sensei suggerisce come adeguate da perseguire 3 diverse tattiche che adesso indicheremo.
La prima tattica consiste nell’utilizzare, accanto alle semplice tattiche di Osae-waza ed Harai-waza descritte in precedenza per il livello kyu, delle azioni di FINTA.
Come probabilmente i praticanti di questo livello già sanno, quando combattiamo contro qualcuno del nostro livello o superiore, la maggior parte dei nostri attacchi Men portati dopo un corretto Osae sarà bloccata dallo shinai avversario prima di raggiungere il bersaglio (a meno che l’attacco non sia stato veramente veloce). La stessa cosa di solito accadrà quando cercherò di colpire Kote dopo aver effettuato un Harai da sinistra verso destra. Tutto ciò contribuisce a ritenere che le finte possano rivelarsi una tattica importante. Naturalmente l’apprendimento delle azioni di finta inizierà con quelle più semplici per poi svilupparsi in azioni più complesse. Honda sensei ci introduce due finte semplici ed una un poco più complessa.
Alcuni esempi di finte semplici sono, “far credere di attacare Men dopo aver utilizzato osae-> indurre l’avversario a difendere Men-> e quindi attaccare kote o Do”; oppure “far credere di attaccare Kote dopo aver utilizzato Harai da sinistra verso destra->indurre l’avversario a difendere Kote-> e quindi attaccare Men”.
Un esempio di finta un po’ più complessa invece è: “Far credere di attaccare di attaccare Kote-Men dopo aver utilizzato Harai da sinistra verso destra->indurre l’avversario a difendere Men->quindi attaccare Do”.
Ci sono alcuni punti da sottolineare. Il primo è ovviamente agire per primi! Le finte si possono fare solo su nostra iniziativa. Il secondo punto è che l’avversario và battuto in astuzia ingannandolo prima di colpire. A questo scopo i nostri finti attacchi devono sembrare veri e facili da parare (così da fargli usare solo le braccia), ad esempio nel caso di “far credere di attacare Men dopo aver utilizzato osae-> indurre l’avversario a difendere Men-> e quindi attaccare kote o Do”, dovremo, dopo aver fatto Osae, alzare il nostro shinai con un movimento grande, per fargli credere di attaccare con un Men facile da neutralizzare.
Molti praticanti, quando cercano di applicare il principio “fare una finta e poi attaccare”, commettono l’errore di farlo troppo velocemente. In questo caso l’avversario non vede chiaramente la minaccia e può agire in modo molto diverso da quanto voluto. Occorre ricordarci, al momento di effettuare una finta, che l’importante non è muoversi velocemente, ma essere in grado di fare azioni che siano si minacciose ma anche leggermente esagerate, così da far credere all’aite di potersi difendere facilmente utilizzando il solo shinai.
La seconda tattica consiste nell’applicazione dei propri Tokui-Waza. A questo livello si presume infatti che i praticanti abbiano uno o più Tokui –Waza (ovvero tecniche che riescono particolarmente bene), ed è importante che questi inizino a sviluppare il proprio ji-geiko pensando a come e in quale situazione utilizzarli. Fermiamoci un attimo a riflettere sui seguenti punti:
1-Dopo quanto, dall’inizio di un ji-geiko o shiai, è opportuno provare il mio Tokui-Waza?
2-In quali condizioni sarà opportuno provarlo?(ad esempio distanza, timing, ecc)
3-Contro quale tipo di avversario pensiamo di poter fare ippon con il nostro Tokui –waza?
Siete in grado di immaginare una particolare situazione con un particolare tipo di avversario? Tanto più sarà particolareggiata la situazione che ci immaginiamo tanto meglio conosceremo il nostro kendo. Se proprio non abbiamo idea di dove cominciare è possibile iniziare pensando alla generica applicazione del nostro Tokui-Waza. Inoltre, sarà opportuno, dopo ogni ji-geiko, riflettere su come abbiamo combattuto, e ricostruire, nella nostra mente, in particolare le fasi relative ai succitati Waza. Con il tempo questo processo porterà non solo a sviluppare la nostra abilità tattica, ma anche ad approfondire i meccanismi di funzionamento di ciascun waza, la sua struttura tecnica e psicologica e la sua interazione con gli altri (waza).
Infine introduciamo la terza tattica: l’utilizzo di "Sute-waza" o "Mise-waza".
Letteralmente “Sute” vuol dire “gettare via/sacrificare” mentre “Mise”si traduce come “mostrare”. L’uso di questi termini per quanto concerne le tattiche del kendo indica che queste tecniche sono “Waza utilizzati con lo scopo non di fare ippon ma bensì con lo scopo di generare nella mente dell’avversario un’abitudine che consentirà ad un nostro successivo Tokui-Waza di essere più efficace”. Cerchiamo di comprendere meglio il concetto utilizzando un esempio relativamente semplice, per fare ippon con il mio Tokui-waza, Kote-Do, potrò effettuare un paio di volte Kote-Men, facendo crescere nel mio avversario la consapevolezza che sia facile difendersi da questa mia tipologia di attacco, e che quindi possa difendersi utilizzando solo le mani. Ovviamente la volta successiva portero Kote-Do (il mio Tokui-Waza) sorprendendolo.
Un altro esempio potrebbe essere portare un paio di netti e potenti Kote per poi fare ippon Katsugi-Men.
Quando si effettuano Sute/Mise –Waza l’importante è non utilizzare solo le mani a ma attaccare con tutto il corpo anche se so che sono attacchi “a vuoto”. Nel caso contrario non solo il colpo sembrerà troppo “fasullo” (non riuscirò quindi a generare nella mente dell’aite l’abitudine al mio colpo) ma sarà anche facile da contrattaccare e potrei trovarmi vittima di un Oji-Waza.
Ancora una volta quindi le nostre azioni dovranno sembrare il più possibile genuine, esiste inoltre la non trascurabile possibilità che il mio Sute/Mise-Waza raggiunga il bersaglio anche se questa non era la mia intenzione iniziale, in questo caso dovrò trasformarlo in ippon, e per far questo dovrò portarlo comunque fin dall’inizio con Ki-ken-tai-no-itchi. Insomma perché la cosa funzioni, anche se non credo che andrà a segno, dovrò portare il Sute/Mise-Waza come se fosse un colpo normale.
Per concludere possiamo dire che con il passare del tempo il praticante dovrà non solo sviluppare i propri Tokui-Waza, ma anche migliorare i Waza che non gli riescono bene e imparare ad avere a che fare con persone il cui kendo risulti difficile da affrontare. Infatti proprio coloro con i quali troviamo più difficoltoso fare ji-geiko dovranno essere quelli con cui dovremmo cercare di farlo di più. I primi tentativi di superare questo blocco saranno infruttuosi, ma provando e riprovando lo supereremo, questo è il modo con cui si sviluppa il proprio kendo. Naturalmente sarà anche importante sviluppare nuove tecniche, comunque è opportuno non provarne troppe in un singolo ji-geiko, porsi obiettivi adeguati alla nostra abilità e cercare di raggiungerli con gradualità.
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Al solito chi volesse indicare critiche, puntualizzazioni o segnalazioni motivate è benvenuto a farlo.
http://www.kendo.org.uk/pmwiki.php/Main/ArchiveArticles
La maggior parte dei maestri quando parlerete di tattiche nel kendo storcerà la bocca. Questo perché il concetto di tattica è associato all’idea sportiva di vincere tramite metodi non ortodossi. Se pensiamo ad uno shiai, possiamo portare come esempi negativi di tattica comportamenti come colpire di sorpresa, evitare lo scontro quando si è in vantaggio di un ippon, assumere una postura scorretta per schivare o portare un colpo. Questi atteggiamenti, pensati per vincere ad ogni costo, sono in effetti contrari all’essenza stessa del kendo e non vanno incoraggiati.
Le tattiche di cui parla Honda sensei non sono queste, non comprendono trucchi o inganni.
Cosa si intende per tattica? Per tattica possiamo considerare “reagire in modo predeterminato ad una certa evenienza”. Nel kendo tradizionale l’apprendimento di una tattica, ossia di quando dove e come applicare una tecnica, è lasciato all’apprendimento dei singoli, che lo ottengono tramite dure ore di pratica di waza-geiko e di Ji-geiko. Giunto ad alti livelli, un kendoka avrà interiorizzato centinaia (migliaia?) di questi modelli, giungendo all’applicazione inconscia degli stessi, cioè al Mushin. Tuttavia per arrivare a questo risultato, dovremo obbligatoriamente passare per stadi intermedi, e a ciascuno di questi stadi ci verrà richiesto di mostrare determinate qualità, per sviluppare le quali utilizzare tattiche ad hoc potrà tornarci utile. Le tattiche di cui parla Honda sensei non sono quindi mirate all’ottenimento della vittoria in shiai (anche se la facilitano) ma bensi alla definizione e al raggiungimento di un obiettivo intermedio, nel pieno rispetto di un kendo “corretto”.
Quando iniziamo a pensare ai Waza come tattiche e quindi a quando, come e dove poterle utilizzare, Ji-geiko o Shiai, automaticamente cominciamo anche a ragionare su quali Waza necessiterò di apprendere e a quali al momento sarò in grado di eseguire e quali no. Secondariamente ragionerò sui movimenti di base degli stessi, sulla adeguatezza del mio fisico ad eseguirli, sull’iterazione con il mio compagno e a come rimediare ad eventuali pecche. Tutto questo porterà a focalizzare il mio kendo sul prossimo gradino, evitando di farmi disperdere troppo tempo ed energie su cose che al momento non sarò in grado di comprendere.
A questo livello è dato per scontato che i praticanti siano in grado di eseguire colpi netti e precisi utilizzando sia piccoli e veloci movimenti delle mani e del corpo, sia tramite una potente esecuzione di fumikiri (spinta) e fumikomi. Per questi kenshi Honda sensei suggerisce come adeguate da perseguire 3 diverse tattiche che adesso indicheremo.
La prima tattica consiste nell’utilizzare, accanto alle semplice tattiche di Osae-waza ed Harai-waza descritte in precedenza per il livello kyu, delle azioni di FINTA.
Come probabilmente i praticanti di questo livello già sanno, quando combattiamo contro qualcuno del nostro livello o superiore, la maggior parte dei nostri attacchi Men portati dopo un corretto Osae sarà bloccata dallo shinai avversario prima di raggiungere il bersaglio (a meno che l’attacco non sia stato veramente veloce). La stessa cosa di solito accadrà quando cercherò di colpire Kote dopo aver effettuato un Harai da sinistra verso destra. Tutto ciò contribuisce a ritenere che le finte possano rivelarsi una tattica importante. Naturalmente l’apprendimento delle azioni di finta inizierà con quelle più semplici per poi svilupparsi in azioni più complesse. Honda sensei ci introduce due finte semplici ed una un poco più complessa.
Alcuni esempi di finte semplici sono, “far credere di attacare Men dopo aver utilizzato osae-> indurre l’avversario a difendere Men-> e quindi attaccare kote o Do”; oppure “far credere di attaccare Kote dopo aver utilizzato Harai da sinistra verso destra->indurre l’avversario a difendere Kote-> e quindi attaccare Men”.
Un esempio di finta un po’ più complessa invece è: “Far credere di attaccare di attaccare Kote-Men dopo aver utilizzato Harai da sinistra verso destra->indurre l’avversario a difendere Men->quindi attaccare Do”.
Ci sono alcuni punti da sottolineare. Il primo è ovviamente agire per primi! Le finte si possono fare solo su nostra iniziativa. Il secondo punto è che l’avversario và battuto in astuzia ingannandolo prima di colpire. A questo scopo i nostri finti attacchi devono sembrare veri e facili da parare (così da fargli usare solo le braccia), ad esempio nel caso di “far credere di attacare Men dopo aver utilizzato osae-> indurre l’avversario a difendere Men-> e quindi attaccare kote o Do”, dovremo, dopo aver fatto Osae, alzare il nostro shinai con un movimento grande, per fargli credere di attaccare con un Men facile da neutralizzare.
Molti praticanti, quando cercano di applicare il principio “fare una finta e poi attaccare”, commettono l’errore di farlo troppo velocemente. In questo caso l’avversario non vede chiaramente la minaccia e può agire in modo molto diverso da quanto voluto. Occorre ricordarci, al momento di effettuare una finta, che l’importante non è muoversi velocemente, ma essere in grado di fare azioni che siano si minacciose ma anche leggermente esagerate, così da far credere all’aite di potersi difendere facilmente utilizzando il solo shinai.
La seconda tattica consiste nell’applicazione dei propri Tokui-Waza. A questo livello si presume infatti che i praticanti abbiano uno o più Tokui –Waza (ovvero tecniche che riescono particolarmente bene), ed è importante che questi inizino a sviluppare il proprio ji-geiko pensando a come e in quale situazione utilizzarli. Fermiamoci un attimo a riflettere sui seguenti punti:
1-Dopo quanto, dall’inizio di un ji-geiko o shiai, è opportuno provare il mio Tokui-Waza?
2-In quali condizioni sarà opportuno provarlo?(ad esempio distanza, timing, ecc)
3-Contro quale tipo di avversario pensiamo di poter fare ippon con il nostro Tokui –waza?
Siete in grado di immaginare una particolare situazione con un particolare tipo di avversario? Tanto più sarà particolareggiata la situazione che ci immaginiamo tanto meglio conosceremo il nostro kendo. Se proprio non abbiamo idea di dove cominciare è possibile iniziare pensando alla generica applicazione del nostro Tokui-Waza. Inoltre, sarà opportuno, dopo ogni ji-geiko, riflettere su come abbiamo combattuto, e ricostruire, nella nostra mente, in particolare le fasi relative ai succitati Waza. Con il tempo questo processo porterà non solo a sviluppare la nostra abilità tattica, ma anche ad approfondire i meccanismi di funzionamento di ciascun waza, la sua struttura tecnica e psicologica e la sua interazione con gli altri (waza).
Infine introduciamo la terza tattica: l’utilizzo di "Sute-waza" o "Mise-waza".
Letteralmente “Sute” vuol dire “gettare via/sacrificare” mentre “Mise”si traduce come “mostrare”. L’uso di questi termini per quanto concerne le tattiche del kendo indica che queste tecniche sono “Waza utilizzati con lo scopo non di fare ippon ma bensì con lo scopo di generare nella mente dell’avversario un’abitudine che consentirà ad un nostro successivo Tokui-Waza di essere più efficace”. Cerchiamo di comprendere meglio il concetto utilizzando un esempio relativamente semplice, per fare ippon con il mio Tokui-waza, Kote-Do, potrò effettuare un paio di volte Kote-Men, facendo crescere nel mio avversario la consapevolezza che sia facile difendersi da questa mia tipologia di attacco, e che quindi possa difendersi utilizzando solo le mani. Ovviamente la volta successiva portero Kote-Do (il mio Tokui-Waza) sorprendendolo.
Un altro esempio potrebbe essere portare un paio di netti e potenti Kote per poi fare ippon Katsugi-Men.
Quando si effettuano Sute/Mise –Waza l’importante è non utilizzare solo le mani a ma attaccare con tutto il corpo anche se so che sono attacchi “a vuoto”. Nel caso contrario non solo il colpo sembrerà troppo “fasullo” (non riuscirò quindi a generare nella mente dell’aite l’abitudine al mio colpo) ma sarà anche facile da contrattaccare e potrei trovarmi vittima di un Oji-Waza.
Ancora una volta quindi le nostre azioni dovranno sembrare il più possibile genuine, esiste inoltre la non trascurabile possibilità che il mio Sute/Mise-Waza raggiunga il bersaglio anche se questa non era la mia intenzione iniziale, in questo caso dovrò trasformarlo in ippon, e per far questo dovrò portarlo comunque fin dall’inizio con Ki-ken-tai-no-itchi. Insomma perché la cosa funzioni, anche se non credo che andrà a segno, dovrò portare il Sute/Mise-Waza come se fosse un colpo normale.
Per concludere possiamo dire che con il passare del tempo il praticante dovrà non solo sviluppare i propri Tokui-Waza, ma anche migliorare i Waza che non gli riescono bene e imparare ad avere a che fare con persone il cui kendo risulti difficile da affrontare. Infatti proprio coloro con i quali troviamo più difficoltoso fare ji-geiko dovranno essere quelli con cui dovremmo cercare di farlo di più. I primi tentativi di superare questo blocco saranno infruttuosi, ma provando e riprovando lo supereremo, questo è il modo con cui si sviluppa il proprio kendo. Naturalmente sarà anche importante sviluppare nuove tecniche, comunque è opportuno non provarne troppe in un singolo ji-geiko, porsi obiettivi adeguati alla nostra abilità e cercare di raggiungerli con gradualità.
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Raffaele- Moderatore
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Data d'iscrizione : 02.04.09
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